\paperw9000 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 La morte di Carlo VIII e lÆavvento al trono di Francia di un OrlΘans, Luigi XII, riapr∞ nel 1498 il problema italiano, ben mostr
ando che esso non si era chiuso a Fornovo. La situazione precedente al 1494 era definitivamente tramontata: la ôlibertα dÆItaliaö era divenuta semplice argomento di esercitazione retorica di politici-letterati; la realtα effettiva stava invece nel fatto
che alla lega antifrancese del 1495 avevano partecipato potenti sovrani stranieri. Il ôproblema italianoö era dunque divenuto un aspetto, un caso particolare della politica delle grandi monarchie nazionali dellÆEuropa. Luigi XII non limit≥ pi∙ le proprie
rivendicazioni allÆereditα angioina di Napoli, ma, quale discendente di Valentina Visconti, amb∞ anche al ducato di Milano. Questa volta la duplice impresa fu preparata diplomaticamente con cura maggiore che in precedenza: tutta una serie di trattati fu
rono stipulati con il re dÆInghilterra, con i sovrani dÆAragona e di Castiglia, con lÆimperatore e anche con i cantoni svizzeri, la cui autorizzazione ad arruolare fanti tra la popolazione di quelle montagne importava non poco al re di Francia (trattato
di Lucerna del marzo 1499). Gli accordi furono estesi pure ad alcuni stati italiani: il trattato di Blois del 15 aprile 1499, sottoscritto con la mediazione del cardinale Giuliano Della Rovere, assicur≥ alla Francia lÆalleanza militare di Venezia, alla q
uale fu promessa la cessione di Cremona e della Ghiara dÆAdda; gli interessi nepotistici di Alessandro VI, che ottenne per il figlio Cesare Borgia il ducato di Valentinois e la mano della sorella del re di Navarra, Carlotta dÆAlbret, posero le forze dell
o stato della Chiesa e soprattutto lÆautoritα spirituale del pontefice entro lÆorbita francese. Il primo a essere attaccato fu il ducato di Milano: Ludovico il Moro, preso tra il duplice fuoco di un potente esercito francese comandato da Gian Giacomo Tri
vulzio, ormai passato al servizio di Luigi XII, e delle truppe veneziane, abbandon≥ subito la partita e si rifugi≥ nel Tirolo, presso lÆimperatore Massimiliano, suo genero. Luigi XII entr≥ da trionfatore in Milano il 6 ottobre 1499; un estremo tentativo
di riscossa da parte di Ludovico il Moro, ricomparso nel suo antico stato nel gennaio 1500 con un buon nerbo di mercenari svizzeri, sÆinfranse nella battaglia di Novara (10 aprile): lÆex duca fu catturato e and≥ a finire i suoi giorni in Francia, ove mor
∞, sempre prigioniero nel castello di Loches, il 27 maggio 1508. I Francesi sÆinsediarono stabilmente a Milano e cedettero, secondo gli accordi, Cremona e la Ghiara dÆAdda a Venezia e successivamente (trattato di Arona dellÆ11 aprile 1503) riconobbero il
fatto compiuto dellÆannessione della contea di Bellinzona operata dagli Svizzeri.\par
Per lÆimpresa contro il regno di Napoli Luigi XII stipul≥ con Ferdinando il Cattolico il trattato segreto di Granada (2 novembre 1500), che in cambio dellÆalleanza mi
litare della Spagna stabiliva la spartizione del regno una volta conquistato: Ferdinando il Cattolico avrebbe ottenuto le Puglie e la Calabria; Luigi XII, con il titolo di re di Napoli, avrebbe avuto la Campania e gli Abruzzi. La campagna militare fu ful
minea: allÆarrivo delle truppe francesi il nuovo re di Napoli, Federico III, ignaro dellÆaccordo di Granada, invoc≥ lÆaiuto del parente re dÆAragona e apr∞ fiducioso le fortezze della Calabria alle truppe di Gonzalo Fernßndez de C≤rdoba; poi, appena il t
radimento dellÆaragonese si manifest≥ in piena luce, prefer∞ non impegnarsi in una lotta diventata ormai troppo impari. Il 6 settembre 1501, a Ischia, Federico III si costitu∞ prigioniero dei Francesi e, in cambio del ducato dÆAngi≥ e di una pensione vit
alizia, trasfer∞ tutti i suoi diritti non a Ferdinando il Cattolico, che lo aveva ingannato, ma a Luigi XII. Fu, questa, una capitolazione carica di conseguenze impreviste e imprevedibili; le clausole del trattato di Granada avevano stabilito il fraziona
mento del regno di Federico III, non il suo totale passaggio sotto lo scettro di uno solo dei due alleati. LÆalleanza pertanto si tramut≥ ben presto in conflitto aperto e la guerra tra la Francia e la Spagna desol≥ lÆItalia meridionale dal giugno 1502 al
marzo 1504: le truppe francesi furono sconfitte a Seminara (21 aprile 1503), a Cerignola (28 aprile 1503), al Garigliano (28 dicembre 1503). LÆarmistizio di Lione del marzo 1504, solo dopo molti anni tramutato in pace definitiva, riconobbe lÆesclusiva a
ppartenenza del regno di Napoli alla Spagna, che in Italia giα possedeva la Sicilia e la Sardegna.\par
Con i Francesi saldamente stabilitisi nel Milanese e gli Spagnoli nel Napoletano (oltre che nelle isole), la ôlibertα dÆItaliaö era veramente finita e
la penisola diveniva semplicemente la mira principale delle pi∙ forti monarchie del momento e il campo di battaglia sul quale i loro eserciti si sarebbero scontrati. Fu quanto apparve chiaro con lÆarrivo di Francesco I al trono di Francia (1514) e di Ca
rlo dÆAsburgo a quello di Spagna (1516) e allÆImpero (1519) e con lÆinsorgere del conflitto franco-asburgico; ma nel breve periodo fra il 1499 e il 1515 gli stati italiani, pur essendo fortemente condizionati dalla presenza o della Francia o della Spagna
e potendo svolgere una loro politica solo grazie al favore di una o dellÆaltra potenza, riuscirono ancora ad essere fattori non del tutto passivi della vita politica che si svolgeva nella penisola e delle alleanze che vi si annodavano.\par
Venezia era
ancora una potenza internazionale di prima grandezza: le conquiste dellÆentroterra, anche se non avevano avuto la capacitα di allargare la classe politica dirigente e dÆispirare una politica meno egoista nei confronti delle cittα sottoposte, si erano riv
elate con il tempo sempre pi∙ proficue per la sua economia e la sua potenza, e se lÆarmata del mare era costantemente impegnata nel compito di sbarrare, o almeno di rallentare, lÆavanzata dei Turchi del sultano BαyazΩd II (1481-1512) nel vasto impero col
oniale della repubblica, tuttavia Venezia non era ancora sotto il grave peso di quella recessione economica che da l∞ a qualche decennio darα un colpo decisivo a tutta lÆeconomia mediterranea. Nessuno storico ormai, diversamente da un tempo, parlerebbe d
i un nesso di immediata contemporaneitα tra la scoperta delle nuove rotte atlantiche e la decadenza di Venezia; la guerra con i Turchi era ancora una guerra dalla tipica frontiera aperta per i commercianti e, comunque, Venezia aveva ammassato nei propri
depositi e fondachi tanta mercanzia e tanta ricchezza dÆOriente da poter vivere splendidamente di rendita per quasi tutto il secolo 16░. Il declino di Venezia ebbe inizio solo per un fatto politico, la volontα del papa Giulio II di stringere contro di es
sa la lega di Cambrai (10 dicembre 1508), la ôsanta legaö che univa il pontefice allÆimperatore, al re di Francia, al re di Spagna. In seguito allÆaccordo, il papa avrebbe ottenuto Faenza, Rimini, Ravenna e Cervia; lÆimperatore Padova, Vicenza, Verona, i
l Friuli, la Marca Trevigiana e il recupero delle cittα perdute nel tentativo di discesa in Italia del 1508; il re di Francia, in quanto duca di Milano, pretendeva Cremona, Crema, Brescia e Bergamo; il re di Spagna, i luoghi occupati dai Normanni nel reg
no di Napoli.\par
Meno ricca e potente era la Repubblica di Genova, dagli Sforza passata direttamente sotto il dominio francese (1499-1512, con una breve interruzione nel 1507), ma la sua flotta era sempre ricercata come alleata dalle potenze straniere.
\par
Firenze, anche dopo la scomparsa di Savonarola, continuava nel suo esperimento repubblicano e non apriva le porte ai Medici, rivelando cos∞ di essere ancora un organismo politico robusto; doveva sostenere, s∞, la guerra con Pisa, la cittα ribelle c
he riceveva rinforzi e denari dai Veneziani, ma nel 1509 anche essa ebbe fine con la definitiva vittoria di Firenze.\par
Inaspettatamente, uno degli stati pi∙ deboli in Italia, quello pontificio, corroso dalla simonia e dal nepotismo pi∙ sfacciati, dive